La BCE apre alla guerra delle valute con l’ultimo taglio dei tassi

di Gianfilippo Verbani Commenta


 E’ arrivata giovedì scorso, 7 novembre, la decisione della Banca Centrale Europea, BCE, di abbassare ulteriormente il costo del denaro, portandolo al suo minimo storico dello 0,25% e tagliando, contemporaneamente anche tutti i tassi di interesse che all’Istituto di Francoforte fanno riferimento. Secondo gli analisti internazionali, tuttavia, questa decisione potrebbe avere importanti ripercussioni nel mondo finanziario ed economico. 

> La Banca Centrale Europea taglia il costo del denaro allo 0,25%

Secondo gli esperti, infatti, la politica di Mario Draghi potrebbe innescare due diversi fenomeni in Europa. Da una parte, infatti, in tempi di crisi economica come quelli che stiamo attraversando, l’abbassamento dei tassi di interesse dovrebbe servire a rilanciare l’economia europea aprendo nuove vie al credito alle imprese.

Dall’altra, invece, la politica accomodante di Draghi potrebbe aprire ad una vera e propria guerra delle valute, soprattutto all’interno dei paesi che in questo momento hanno economie più deboli, che sarebbe giocata sul piano della ripresa dell’export grazie al cambio favorevole.

Il tasso della BCE si allinea con l’Euribor

Alcuni analisti, tuttavia, muovono due obiezioni a questa politica. Rispetto al primo fenomeno, infatti, quello dell’allentamento della morsa del credit crunch da parte delle banche, non bisogna dimenticare che i dati reali mostrano ancora una chiusura da parte degli istituti nella concessione dei prestiti, fenomeno che non potrà che peggiorare in vista della revisione dei conti delle banche a cui si appresta la stessa BCE nel 2014.

Sul fronte delle valute e dell’export, invece, non bisogna dimenticare il fenomeno che gli esperti chiamano frammentazione dei tassi, che si verifica quando i tagli non danno gli stessi effetti in tutti i paesi, e la possibilità che l’apprezzamento dell’euro causi un rialzo dei tassi di interesse praticati dalle banche.