Mentre il caso “Carte Revolving” -che lo scorso aprile costrinse American Express a sopportare l’esclusione dalla lista degli intermediari “graditi” per scarsità di informazioni corrette alla clientela e falle nel sistema di sicurezza sotteso alla gestione dei dati personali- ha avuto un’enorme eco sui media e costretto gli istituti coinvolti a rivedere i propri programmi, anche in un’ottica di ridimensionamento nella diffusione di questo genere di prodotti finanziari, c’è un altro “scandalo” che ha fatto molto meno rumore e che ora potrebbe dissolversi nell’aria come una bolla di sapone, mentre gli italiani già si sono dimenticati di come e perché fosse scoppiato.
Il riferimento è all’accusa di “cartello” lanciata lo scorso novembre dall’Antitrust (autorità che vigila sull’effettiva concorrenza dei mercati, ndr), destinatari Mastercard –soprattutto– e alcuni tra i più importanti istituti di credito in Italia. Il Garante impose, accertata l’esistenza di un accordo per tenere alte le commissioni richieste ai commercianti dotati di POS per il pagamento dei beni venduti, una sanzione di complessivi 6 milioni di euro avendo riscontrato l’esistenza di “intese restrittive della concorrenza” nel settore delle carte di credito. Fu così che “i ricchi piansero”, per il titolo di una celeberrima telenovela messicana, in queste proporzioni: MasterCard Incorporated fu chiamata a pagare una penale di 2.700.000 euro; Monte dei Paschi di Siena 910.000; Bnl 240.000; Banca Sella Holding 360.000; Barclays Bank 50.000; Deutsche Bank 200.000; Intesa Sanpaolo 700.000; ICBPI 490.000; Unicredit 380.000 euro.
Scontato il ricorso degli istituti in questione, che infatti vi fu; un po’ meno scontato scoprire che il TAR del Lazio abbia accolto –almeno in parte– la richiesta di sospensione del pagamento delle multe. Secondo il giudice amministrativo è “impregiudicata l’esigenza di pervenire ad una più compiuta valutazione dei contenuti dell’impugnazione nella necessaria sede di merito”, perciò il ricorso contro le multe inflitte dall’Antitrust è “suscettibile di accoglimento a fronte della rilevanza e della irreparabilità del pregiudizio, anche nell’ipotesi in cui le dedotte doglianze dovessero rivelarsi in tale sede fondate”. In vista del giudizio definitivo, previsto per il prossimo 22 giugno, ogni sanzione resta dunque sospesa.
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