Microcredito vs. Megabolla: chi la spunterà?

di Gianfilippo Verbani 2


 È singolare constatare come una crisi drammatica, quale è quella che abbiamo vissuto e stiamo ancora pagando, sia stata generata da qualcosa di apparentemente innocuo ed affascinante come è… Una “bolla”. Così si chiama infatti, in economia, il risultato di una forte speculazione. C’è da dire che l’immagine rende l’idea: un “fattore” soffia forte, la costruzione diventa sempre più grande e più bella, ma infine si rivela fittizia ed esplode rivelando la propria natura effimera. È stato così con la bolla (che qualcuno preferì non far esplodere) dell’edilizia in America; è stato così con la – successiva, forse anche conseguente – bolla finanziaria scoppiata negli ultimi mesi del 2008. Ebbene, anche se la parte più virulenta della crisi sembra alle spalle, pare che la bolla finanziaria non intenda smettere di far sentire i propri effetti. E stia per “contagiare” il microcredito.

I piccoli prestiti cui accedono gli strati più poveri, finora hanno fatto incassare ghiotte commissioni e interessi a due cifre. In più, i tassi d’insolvenza sono sempre stati molto bassi, più bassi di quelli dei Paesi industrializzati; in qualche posto nel mondo la dignità è ancora un valore. L’affare non è sfuggito agli ingegneri della finanza, che hanno iniziato ad “impacchettare” migliaia di minicrediti in tanti fondi d’investimento da proporre ai clienti più danarosi.

Il settore è così stato inondato da miliardi provenienti dalle banche d’affari di Londra o di New York. “Temiamo una bolla – ha dichiarato Jacques Grivel, responsabile del fondo lussemburghese Finethic -. C’è troppo denaro in circolo per soggetti dalle garanzie troppo basse”. Ma il problema è un altro: tassi d’interesse anche al 40%, tali da costringere i poveri contraenti ad indebitarsi ulteriormente per pagare il prestito ottenuto in precedenza o, in alternativa, a dover sottostare al rigido sistema di riscossione forzata. Il risultato? Rivolte in alcune regioni rurali, per ora solo in India; infuocati sermoni delle autorità religiose locali (“Non pagate i vostri debiti!”); un aumento nel numero dei suicidi che sembra avere notevoli connessioni con questa realtà. Ancora una volta rischiamo di dover ringraziare la politica miope dei voraci avvoltoi delle banche d’affari.


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