Abbiamo già descritto i segnali di risveglio per il credito (almeno se affrontiamo la questione dal versante del credito alle famiglie, mentre quello alle imprese si mantiene in contrazione). Quello che ancora non abbiamo detto, invece, è che si è verificata una vera e propria impennata dei crediti in sofferenza, che sono aumentati lo scorso anno – a detta di tutti il più difficile in conseguenza della crisi economica mondiale – di oltre il 46%. Dal momento che poi a fare proclami sono capaci tutti, specie quando c’è da agitare la bandiera del disfattismo, abbiamo scelto di portare i dati, in modo che l’analisi possa basarsi su qualcosa di concreto.
A novembre 2009 le sofferenze lorde delle banche italiane sono risultate pari a 58 miliardi di euro. Il che significa 1,4 miliardi in più rispetto al mese precedente, ottobre 2009, e addirittura 18,4 miliardi in più se si considera l’arco temporale di un anno, quindi si torna con la memoria dei numeri al novembre del 2008. Abbastanza semplice calcolare come la variazione annua si sia portata a +46,5%, un dato sicuramente straordinario (ma non per questo rassicurante). In rapporto agli impieghi, le sofferenze risultano pari al 3,25%, con l’indicatore passato dal 2,27% di novembre 2008 ad oltre il 3,3% di novembre scorso.
Le sofferenze al netto delle svalutazioni, a novembre – secondo le nuove segnalazioni disponibili per il solo periodo tra dicembre 2008 e novembre 2009 – sono risultate pari a 34,7 miliardi di euro, 1,4 miliardi in più rispetto ad ottobre 2009 e 13 miliardi in più rispetto a fine 2008. Il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si è collocato a 1,97% (1,24% a dicembre 2008). Il rapporto sofferenze nette/patrimonio di vigilanza è risultato pari a 11,91% a novembre 2009 (7,84% a fine 2008). Insomma: come c’era da attendersi gli italiani sono diventati un po’ più poveri. Però stanno sempre meglio di altri, ricorsi al credito con leggerezza salvo trovarsi oggi in pesante difficoltà.
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