Che la crisi economica sia finita è assolutamente tutto da dimostrare. Che però gli italiani non siano, tradizionalmente, un popolo propenso a lasciare debiti era cosa che sapevamo, e che ci stupiva aver scoperto non essere più tanto vera in corrispondenza con la fase più virulenta della recessione globale. Ma, a quanto pare, non appena c’è stata l’occasione le cose sono tornate alla normalità, se è vero come è vero che in Italia si è tornati a pagare i “pagherò”. Nelle principali province italiane per numero di imprese, infatti, il valore delle cambiali protestate è diminuito del 4% rispetto allo scorso anno.
E’ quanto emerge da un’elaborazione dell’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza. Nel primo semestre del 2010, nelle province considerate, sono state quasi 500mila le cambiali non andate a buon fine per un valore complessivo di poco più di 900 milioni di euro di “pagherò” non pagati (una diminuzione decisa, vicina al 10%, rispetto ai quasi 970 milioni di euro del 2009). Nelle principali province italiane per numero di imprese, secondo l’indagine, il valore delle cambiali protestate è diminuito del 4% rispetto allo scorso anno.
In questa speciale graduatoria, è stata Rieti la provincia più virtuosa dello “Stivale”: il valore delle cambiali protestate in un anno è infatti diminuito in quest’area di 88,9 punti percentuali. Ma un segnale ancora più interessante può essere quello proveniente dalle province della Lombardia, il principale motore della crescita e dello sviluppo dell’intero Paese. Ebbene: tra le prime dieci in classifica ci sono ben due province lombarde; sono: Varese (-42,4%) e Monza e Brianza (-41,7%). Dopo una serie di dati negativi, ecco dunque una buona notizia: il sistema produttivo sta tornando ad onorare i propri impegni, con la speranza che il passaggio successivo sia quello di recuperare anche la credibilità nei confronti di dipendenti sempre più costretti a fare i conti con ritardi nella corresponsione degli stipendi.
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