Il trend positivo, iniziato a ottobre del 2014, conferma pertanto la maggior fiducia delle famiglie verso il futuro e la progressiva ripresa economica in corso, anche se rimane ancora un piccolo gap da colmare in confronto al triennio 2010-2012.
Continua il ritmo di crescita a doppia cifra della richiesta di prestiti da parte delle famiglie italiane: dopo l’11,7% archiviato nel primo mese dell’anno, a febbraio 2016 l’aggregato di prestiti personali e finalizzati ha fatto registrare un quasi analogo +11,0% in confronto allo stesso periodo dello scorso anno, che già a sua volta era stato caratterizzato da una crescita positiva.
Il trend positivo, iniziato a ottobre del 2014, conferma pertanto la maggior fiducia delle famiglie verso il futuro e la progressiva ripresa economica in corso, anche se rimane ancora un piccolo gap da colmare in confronto al triennio 2010-2012.
Entrando maggiormente nel dettaglio dei dati forniti da Eurisc, anche a febbraio c’è stato un diverso andamento delle due diverse forme di finanziamento. Le richieste di prestiti finalizzati all’acquisto di auto, moto e altri beni hanno infatti segnato un aumento record pari a +24,0% (si tratta della variazione mensile più consistente da quando sono iniziate le rilevazioni), avendo tratto grande beneficio dalle offerte a tassi promozionali e dalla proposta di nuovi prodotti come i finanziamenti online, mentre la domanda di prestiti personali è rimasta ancora una volta ferma al palo con un -3,4% rispetto al corrispondente mese del 2015.
Per quanto concerne l’importo medio dei prestiti richiesti, a febbraio 2016 l’aggregato prestiti personali + prestiti finalizzati si è attestato su di un buon 8.430 euro (ma nel 2009 era 9.278), cifra ottenuta facendo la media tra i 5.672 euro dei finalizzati e i 12.312 euro dei prestiti personali. Un valore, quest’ultimo, che non si raggiungeva da ben sette anni. Prendendo invece in considerazione la durata dei finanziamenti richiesti nel loro complesso, la classe preferita dalle famiglie italiane è risultata quella oltre i cinque anni, con una quota pari al 22,2% del totale.