Nel nostro Paese l’ossatura del sistema produttivo è composta da piccole e medie imprese che danno lavoro a milioni di persone e che, a causa della crisi finanziaria ed economica, che ha causato un calo della produttività e delle commesse, si sono ritrovate molto spesso a corto di liquidità. Per poter andare avanti, e superare la crisi, per molte piccole realtà imprenditoriali è stato di conseguenza necessario rivolgersi alle banche per ottenere credito, ma non sempre questo è stato concesso a causa di una forte stretta creditizia. E in tal senso non stupisce un ultimissimo studio messo a punto dalla CGIA di Mestre, da cui è emerso come l’80% del denaro concesso da banche e società finanziarie vada a finire nelle mani di appena il 10% delle aziende che, guarda caso, sono proprio grandi imprese.
In sostanza, quindi, le grandi imprese, in base alle rilevazioni effettuate dalla CGIA di Mestre al 31 dicembre 2008, riescono ad ottenere con facilità il credito rispetto alle PMI in virtù della loro forza contrattuale e, spesso, di un miglior merito di credito. E’ la conferma di come con l’imperante crisi finanziaria ed economica le banche abbiano deciso di prestare denaro solo a chi ha un elevato merito di credito, mentre c’è poca voglia da parte del sistema bancario di “rischiare” dando fiducia alle piccole realtà imprenditoriali, ivi comprese quelle innovative e magari con dipendenti e collaboratori di primo livello.
E quando in questo periodo di crisi le famiglie, le piccole e medie imprese, o i lavoratori autonomi si sono visti concedere un prestito, la trafila è stata lunga ed estenuante, e molto spesso le somme erogate dalla banca sono state inferiori rispetto alle richieste iniziali. Ma il dato anomalo, messo in risalto dalla CGIA di Mestre, è poi quello che a conti fatti, ed in percentuale, sono proprio le grandi imprese che, rispetto ai “piccoli”, generano nei bilanci delle banche il maggior livello di sofferenze.
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