Secondo quanto affermato da Confartigianato in un proprio report, nel corso dell’ultimo anno i crediti bancari alle aziende sono diminuiti di 41,5 miliardi di euro, con una flessione del 4,2 per cento. Contemporaneamente, il debito accumulato dagli enti della pubblica amministrazione verso le imprese sono ammontati a 91 miliardi di euro, con una tendenza che potrebbe proseguire anche nei prossimi mesi.
In altri termini, secondo quanto segnalato dal rapporto di Confartigianato, i finanziamenti alle imprese sarebbero diminuiti in maniera considerevole, in un contesto nel quale i tassi di interesse – rispetto al resto d’Europa – crescono ancora, generando un gap negativo che costa alle nostre aziende oltre 7 miliardi di euro.
In altre parole ancora, in Italia i finanziamenti bancari alle imprese sono sempre di meno e sempre più cari, mentre dall’altra parte i mancati pagamenti della pubblica amministrazione (che non onora i propri debiti con regolarità e puntualità) continuano ad apprezzarsi: ne consegue la formazione di una vera e propria carenza di liquidità che conduce le imprese in una situazione di estrema difficoltà finanziaria (tra i principali approfondimenti, vedi anche finanziamenti etici in crescita).
Al calo della quantità di finanziamenti erogati, precisavamo, si accompagna altresì l’aumento dei tassi di interesse, che a maggio 2013 ammonta al 4,36 per cento per quanto attiene il tasso medio sui prestiti fino a 1 milione di euro, e al 4,85 per cento per quanto invece concerne i prestiti fino a 250 mila euro. La differenza rispetto alla media comunitaria è quindi di 84 punti base in più, con uno spread che tuttavia sale addirittura a 148 punti base nel confronto con i tassi medi che vengono pagati dalle imprese in Germania.
Sempre secondo quanto afferma l’analisi di Confartigianato, le imprese più penalizzate sarebbero quelle piccole, con meno di 20 addetti. A livello regionale la situazione peggiore è invece quella della Calabria, con tassi medi al 10,58 per cento.