Pro e contro del mutuo a tasso variabile

di Gianfilippo Verbani Commenta

Le caratteristiche del prodotto finanziario più scelto al momento. Quali sono i suoi vantaggi?


Al giorno d’oggi, il mutuo a tasso variabile presenta una convenienza estrema. Spesso, tuttavia, ci si trova dinanzi ad alcune barriere di natura psicologica che è bene tenere in considerazione. Molti acquirenti, infatti, non riescono a dormire sogni tranquilli quando hanno a che fare con un mutuo variabile da estinguere. La loro scelta ideale, per costoro, è senz’altro quella del mutuo a tasso fisso. A dieci anni, quest’ultimo prodotto bancario viaggia con una percentuale del 3%. A venti-trenta anni, invece, la percentuale si alza di circa un punto.

Tornando invece al mutuo a tasso variabile, invece, in base all’indice Euribor a zero, che rappresenta il metro di paragone per moltissimi finanziamenti, il tasso finale è esiguo. In media oggi il tasso variabile è di due punti percentuali più economico rispetto al tasso fisso. Quello che viene versato corrisponde allo spread.

Tale ‘pro’ può essere sfruttato durante i primi anni, senza dimenticare che poi sorge la possibilità di surroga o di rinegoziazione del mutuo se le condizioni dovessero andare peggio.

Tuttavia, sottoscrivere un mutuo a tasso variabile con cap non è convenientissimo. I mutui con tetto massimo oltre il quale il tasso di interesse non potrà mai salire, sono un pò più esosi in confronto agli indici dei tassi variabili tradizionali e rispetto a quelli con tassi praticamente a zero.

La differenza, pertanto, diminuisce di gran lunga. Il cap più basso ha una offerta pari al 5,90% e include lo spread. Il tasso finito sul variabile tradizionale oscilla intorno al 2%.

Nella scelta tra Bce e Euribor, in qalità di parametro di indicizzazione del mutuo, non c’è molto da pensare. L’Euribor è preferibile.