“Dura Lex, sed Lex”. Così dicevano i latini, come a voler decretare la difficoltà che – alle volte – si incontra nel dover sottostare alla Legge. Una difficoltà, permetteteci l’ironia, ben nota all’intero del nostro attuale arco parlamentare… Dura Lex, dicevamo, sebbene in realtà l’attività legislativa sia nata con lo scopo di favorire la convivenza civile, quando non addirittura di agevolare l’esistenza del singolo individuo. Come avviene, noi crediamo, in questo caso: recita l’Articolo 13bis della Legge 80 del 14/05/05 che “I pensionati pubblici e privati possono contrarre con banche e intermediari finanziari […] prestiti da estinguersi con cessione di quote della pensione fino al quinto della stessa, valutato al netto delle ritenute fiscali e per periodi non superiori a dieci anni”.
Come è facile immaginare, una scoperta del genere non avremmo potuto che farla sul sito di Professione Prestiti (o qualche altro simile a questo). In effetti i “professionisti” possono vantare, all’interno del proprio ventaglio di offerte, anche una particolare formula di cessione del quinto riservata ai pensionati. Fermiamoci un attimo, perché a questo punto non possiamo non constatare (anzi, è quasi un mettervi in guardia) che un pensionato, nel momento in cui richiede un prestito, lo fa per agevolare i figli nelle spese; spesso, poi, anche questi ultimi si sono già indebitati. Attenzione, quindi, a non farvi trascinare nella spirale.
Se comunque, fatti i vostri conti, decidete che è il caso di accendere un prestito ch vada ad attingere dalla vostra pensione, ecco quali sarebbero le condizioni offerte da Professione Prestiti: il prestito erogabile và da un minimo di 2.500 ad un massimo di 40.000 €; la rata massima cedibile, come in ogni cessione del quinto, è pari al 20% ovvero 1/5 della pensione netta; la durata massima delle rate di rimborso è di 120 mesi, ovvero dieci anni, e comunque non oltre il compimento del 75° anno di età. Inoltre sono assumibili solo pensioni di anzianità, vecchiaia e reversibilità (queste ultime se il beneficiario non svolge attività lavorative): altolà dunque per le invalidità, l’inabilità e l’assegno sociale.