Tali agevolazioni potrebbero essere dalle banche diversamente utilizzate, ad esempio, per acquistare altri titoli di stato, Bonos e Btp, così come già successo nel corso del 2011, al varo di una manovra simile.
In virtù delle ultime decisioni prese nel corso del mese di giugno 2014, la Banca Centrale Europea – BCE – si accinge a riversare nella casse di banche e istituti di credito d’Europa fino a mille miliardi di euro, al fine di ridurre la morsa del credito e far ripartire l’economia. Queste, almeno, le promesse di Mario Draghi da Francoforte.
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Si tratta dell’operazione che viene chiamata quantitative easing e che consiste nella concessione di prestiti agevolati alle banche. Dall’Italia Visco afferma che circa 200 milioni di euro potrebbero essere utilizzati per favorire la concessione di credito alle imprese italiane e che circa 120 miliardi degli stessi soldi potrebbero pervenire all’economia reale.
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Eppure sugli sviluppi futuri della vicenda non manca un fronte di scetticismo, che prevede che tali agevolazioni saranno dalle banche diversamente utilizzate. Ad esempio per acquistare altri titoli di stato, Bonos e Btp, così come già successo nel corso del 2011, al varo di una manovra simile.
Nelle misure rese note dalla BCE nei giorni scorsi, infatti, non ci sono clausole vincolanti per le banche che obblighino le stesse a girare erogazioni a famiglie e imprese, ovvero all’economia reale. Le banche che riceveranno i prestiti dovranno solo dimostrare che le erogazioni ad entità non finanziarie sono aumentate.
Altra condizione per le banche è poi quella relativa alla restituzione. Per beneficiare di un prestito di 4 anni invece che di due, gli istituti di credito devono dimostrare che i nuovi prestiti all’economia siano superiori di una crescita minima. Il benchmark però non è uguale per tutti i paesi.