Rc Auto, lo Scoop di Salvagente: Io sto con INA Assitalia

di Gianfilippo Verbani 1


 Io sto con le compagnie di assicurazioni. Non certo per paragonarmi al Pasolini del celeberrimo “Io sto con i Poliziotti” (in contrasto con i “figli di papà” che protestavano nel ’68 aggredendo agenti che invece erano figli di povera gente, e servivano lo Stato per disperazione), ma perché ci credo e resto convinto che ancor più di quanto non siano disoneste le compagnie di assicurazioni, certo lo sono molti assicurati, altrettanti non assicurati che però soggiacciono alla tutela di un fondo istituito appositamente per la loro tutela, e quell’infinità di professionisti che come piccoli piranha si affollano attorno alla carcassa del mercato della RC Auto cercando di portarsi a casa piccoli ma succulenti bocconi.

Per questo non ci sto a che si dica, come fa il quotidiano Repubblica (nella sua versione on-line) rilanciando un’inchiesta (addirittura lo chiamano “scoop”) di Salvagente, che alcune compagnie, nel caso specifico INA Assitalia, hanno deciso di abbandonare, di punto in bianco, alcune aree della Penisola mettendo fine al loro lavoro di offerta di prodotti assicurativi in quei territori. Evidentemente non c’era convenienza, se è vero che in alcune agenzie il rapporto sinistri-premi ha superato il 100% (cioè si spende più di quello che si guadagna dai premi) a causa di un sistema di malaffare che cerca di suggere al capezzolo della compagnia come fosse un grande ammortizzatore sociale, che tanto – è l’opinione – si ricarica in altre parti del Paese.

Lo “scoop” ha “scooperto” che INA si sarebbe permessa di tentare una strategia di disimpegno attraverso offerte di rinnovo a prezzi doppi, anche tripli, rispetto ai precedenti, così da scoraggiare anche gli automobilisti più virtuosi dall’intento di rinnovare per poter quindi portare i propri uffici lontano da Campania, Puglia e Calabria, bacini d’utenza poco redditizi quando non addirittura fonte di emorragie di denaro. In tutta onestà, mi chiedo cosa ci sia di male in tutto questo. Smettiamola di dire che dobbiamo salvare gli onesti: questi si salvano da soli, scegliendo un’altra compagnia capace, magari, di prestazioni migliori a prezzi più contenuti. Ma perché, mi chiedo, puntare il dito su chi si comporta bene e sui disagi che deve sostenere fingendo di non vedere che alle spalle di tutti costoro c’è qualcuno, dai comportamenti molto meno trasparenti, che non aspettava altro se non un insano buonismo per continuare a fare affari?


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