Se qualcuno ci ha sottratto la carta di credito ed ha effettuato operazioni sul nostro conto, non sempre tutto è perduto: in alcune occasioni la banca potrebbe esser chiamata a rispondere di quanto accaduto, soprattutto se riuscissimo a dimostrare di non avere sostanziale ed effettiva colpa. A stabilirlo è una recente pronuncia dell’Arbitro bancario finanziario (Abf) del Collegio di Milano, che con la sua decisione n. 4085 / 2013 ha dato ragione al cliente di un istituto di credito.
Nella fattispecie, il cliente in questione aveva subito la sottrazione della propria carta al supermercato, e aveva visto il proprio corrente “alleggerirsi” di 2.300 euro. Le lamentele dinanzi allo sportello bancario non avevano ottenuto alcun risultato, considerato che la banca aveva valutato come sprovveduto il comportamento del cliente che al momento della restituzione della tessera avrebbe dovuto fare più attenzione a riporre la stessa nel proprio portafoglio – in ogni caso, è sempre bene sapere cosa fare se la carta di credito viene clonata.
Il cliente ha tuttavia voluto insistere all’organo di risoluzione delle liti con le banche, segnalando di non aver agito né con dolo né con colpa grave: il bancomat gli era infatti stato restituito dalla cassiera del supermercato all’interno di uno scontrino, e solamente in via tardiva ci si era accorti che il bancomat restituito non era, in realtà, la tessera di titolarità dello stesso cliente.
Di qui il ricorso all’Abf, l’ente che ha il compito di provare a risolvere le controversie che possono sorgere tra i clienti degli istituti di credito e i clienti dei servizi finanziari (previo tentativo, come accaduto nel caso in questione, di risolvere la lite per reclamo diretto alla banca). L’Abf ha sostenuto che il comportamento del cliente – pur approssimativo – non era certamente contraddistinto da dolo o da colpa grave: pertanto, la banca ha dovuto risarcire il danno subito dal cliente, andando a rimborsare il denaro sottratto.