Sempre più mutuatari scelgono un tasso variabile puro

di Gianfilippo Verbani Commenta

Le rate sono più convenienti, anche se bisogna assumersi il rischio di un futuro aumento dei tassi.


Stando alle indagini condotte dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa, sempre più famiglie fanno domanda per ottenere un mutuo in virtù delle erogazioni di prodotti ipotecari proposte dalle banche di credito.

Esse variano in base a:

• Tasso variabile: contempla una rata connessa ad un tasso di riferimento (solitamente
l’Euribor o il tasso BCE) e ogni variazione positiva o negativa di tale tasso si traduce in un aumento o in una diminuzione della rata.
• Tasso variabile con CAP: ha le medesime caratteristiche del tasso variabile puro, tuttavia presenta l’opzione di un tetto massimo (definito in fase di stipula del contratto) che il tasso non può superare.
• Tasso fisso: la rata non cambia nel corso dell’operazione dal momento che il tasso applicato è definito alla stipula del contratto.
• Tasso misto: dà la possibilità di passare da una rata a tasso fisso ad una a tasso variabile, o viceversa, a scadenze predefinite al momento della stipula del contratto.
• Rata costante: mutuo a tasso variabile con rata costante, in cui le variazioni del tasso di riferimento determinano la durata del rimborso del mutuo.

I tassi hanno toccato valori storicamente minimi e un differenziale medio più contenuto in confronto al passato. In questo clima, poco più del 43% dei mutuatari propende un tasso variabile puro, approfittando della convenienza delle rate, ma assumendosi il rischio di un futuro aumento dei tassi. Più di un quarto degli acquirenti ha scelto una programmazione certa e sicura, selezionando la stabilità del tasso fisso malgrado un costo mediamente superiore al tasso variabile.

L’opzione del tasso fisso, l’anno scorso copriva il 15,5% delle richieste, mentre oggi è al 27,6%. La sicurezza di conoscere in anticipo l’ammontare del proprio rimborso è tenuta sempre più in considerazione.

A livello nazionale la durata media del mutuo è stata di poco superiore a 24 anni. Per tale ragione pare che più di 2 mutui su 3 abbiano una durata compresa tra 21 e 30 anni; il 30%, invece, si colloca fra 10-20 anni.