Caro prestiti per le imprese: Italia sul podio

 Giulio Tremonti circa un mese fa chiese:

Vorrei fare un invito alle banche: allineate un po’ di più i tassi italiani a quelli europei. Solo un pochino.

I tassi a breve italiani, sebbene siano calati dal settembre scorso del 2,44%, restano i più alti tra i grandi Paesi europei. Un rapporto dell’ufficio studi degli artigiani di Mestre rileva che i tassi applicati in Italia, calcolati fino a maggio di quest’anno, per prestiti inferiori ad un anno arrivano al 4,37%. Negli altri Paesi Ue (Europa a 16) i tassi hanno una media del 4,02%, precisamente 4,13% in Germania, il 3,98% in Spagna, 3,70% in Olanda e il 3,37% in Francia.

Microcredito alle famiglie con il “Prestito della speranza”

 E’ partito nei giorni scorsi dalla Regione Puglia il road show nazionale per la presentazione del “Prestito della speranza”, lo strumento di microcredito per le famiglie in difficoltà messo a punto sulla base di un accordo tra l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, e la CEI; manca ormai poco per l’avvio dell’iniziativa che sarà in grado di poter sviluppare finanziamenti per un ammontare complessivo di 180 milioni di euro. Il Fondo istituito ad hoc per il “Prestito della speranza” sarà infatti operativo dal prossimo 1 settembre 2009, e permetterà alle famiglie ed ai soggetti in difficoltà di accedere a piccoli prestiti per avviare un’attività imprenditoriale o per far fronte alla perdita del posto di lavoro, e per quindi offrire sostegno al reinserimento occupazionale. Potranno inoltre accedere ai prestiti anche i nuclei familiari dove sono presenti persone affette da disabilità e/o da gravi malattie; il fondo di garanzia ammonta a 30 milioni di euro, che serviranno ad aiutare tutte quelle persone che, colpite dalla crisi economica, sono rimaste senza un reddito.

Finanziamenti imprese con l’accordo ABI-SACE

 Grazie a due apposite convenzioni, nell’ambito di un accordo tra la SACE e l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, l’accesso al credito da parte delle imprese italiane sarà più facile. L’accordo ABI-SACE, stipulato in presenza di Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia, prevede infatti nell’ambito dell’accordo la partecipazione degli istituti di credito o di gruppi bancari, che potranno erogare finanziamenti garantiti alle piccole e medie imprese accedendo ai fondi della Cassa Depositi e Prestiti; inoltre, le convenzioni stipulate prevedono che le banche, avvalendosi delle garanzie offerte da SACE, possano erogare delle anticipazioni bancarie a fronte di crediti verso la pubblica amministrazione vantati dalle piccole e medie imprese. Le PMI, quindi, potranno avere una maggiore elasticità di cassa sia attraverso lo strumento del finanziamento, sia attraverso quello dell’anticipazione di crediti verso la PA vantati ma non ancora riscossi.

Prestiti alle imprese più “sicuri” con il completamento di Basilea2

 Con Basilea2 la gestione del rischio di credito e del rischio di mercato ha assunto a favore sia delle stesse banche, sia a tutela della salvaguardia del patrimonio in gestione da parte degli istituti di credito, una minore discrezionalità ed una maggiore “sicurezza” nell’erogare i prestiti a soggetti, in particolare alle imprese, aventi le giuste caratteristiche, credenziali e indici di affidabilità per poterli ripagare. E non a caso, secondo Giuseppe Zadra, Direttore generale dell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), non solo la crisi in atto impone più che mai una gestione oculata ed attenta del credito, ma Basilea2, pur essendo migliorabile, è l’unico strumento che garantisce sia la misurazione, sia la gestione dei rischi. Secondo il Direttore generale dell’ABI, il sistema bancario italiano ha mostrato grande solidità rispetto agli istituti di credito europei proprio in virtù del fatto che sul finanziamento alle imprese è stata posta molta attenzione rispetto a quanto avvenuto nel resto del mondo. Basti pensare che nel 2008 rispetto alle banche europee quelle italiane hanno saputo utilizzare decisamente meglio la raccolta sia attraverso gli impieghi, sia mediante le attività finanziarie con una quota del 18% rispetto al 47% registrato nell’area euro.

Prestiti PMI a condizioni migliori con l’accordo BEI-Confindustria-ABI

 Potrebbero presto avere fine le difficoltà delle piccole e medie imprese italiane nell’accesso al credito. La BEI, Banca Europea per gli Investimenti, l’ABI, Associazione Bancaria Italiana, e la Confindustria hanno infatti unito le forze nell’ambito della messa a punto di un piano anticrisi a sostegno delle PMI e per i progetti di ricerca, sviluppo ed innovazione. Un gruppo di lavoro congiunto tra le tre istituzioni avrà il compito di monitorare lo stato di avanzamento di tutta una serie di iniziative che spaziano dalla diffusione degli strumenti offerti dalla Banca Europea per gli Investimenti per le semplificazioni nell’accesso ai prestiti, alle condizioni migliori, al sostegno degli investimenti destinati alle grandi imprese e passando per un’azione di stimolo nell’utilizzo dei fondi che la stessa BEI concede alle banche intermediarie per la concessione di prestiti e di finanziamenti alle aziende.

Cei: dal 1 settembre parte il “prestito della speranza”

 L’iniziativa, di cui abbiamo già parlato in un precedente post il mese scorso, é stata finalmente presentata il giorno 6 maggio dal presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, e dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola per la previsione ufficiale del fondo di garanzia che aiuterà con trentamila prestiti (garantiti dalla Chiesa ma erogati dalle banche) le famiglie in difficoltà a causa della crisi.

Il cardinale Bagnasco parla dell’iniziativa:

La crisi economica, che ha colpito con forza anche il nostro Paese è stata pagata in Italia, in particolare da quella parte della popolazione che, in realtà, non ha mai scialacquato e che già prima era in sofferenza per una cronica ristrettezza economica. I vescovi vogliono aiutare le famiglie, perché la famiglia non è soltanto l’ammortizzatore sociale più efficiente, ma anche la trama relazionale più necessaria per un armonico sviluppo delle persone e, dunque, della società.

Trend: anche in Italia, più carte e meno carta

 Darwin l’avrebbe chiamata “Evoluzione della specie”: in principio fu il baratto, uno scambio (generalmente in natura) incentrato sul surplus di un bene e la contemporanea assenza di un altro; poi fu la volta della carta moneta, livello d’astrazione ben più alto: ogni oggetto ha un valore, se vuoi acquistarlo devi pagare tanti soldi quanti ne vale; oggi, il Mondo sta assistendo alla terza “evoluzione” nel pagamento: l’effettuazione attraverso carta di credito. In molti Paesi “avanzati”, ormai la metamorfosi è avvenuta: “Carta o contante?” è una domanda che nessuno si pone più, dato che la risposta è scontata. Ma anche in Italia, terra tradizionalmente legata alla carta moneta, si sta verificando un’inversione di rotta analoga a quella che ha investito (e minato) i sistemi statunitense e britannico: sempre più carte (di credito), sempre meno carta (moneta) circolante.

Abi, banche e “Reti Amiche”

 Se abbiamo necessità di un certificato anagrafico, dello stato di famiglia o del rinnovo del passaporto, presto ci si potrà rivolgere ad uno degli oltre 32mila sportelli bancari in Italia. Questo é quanto sancisce il protocollo d’intesa siglato ieri dal presidente dell’Abi, Corrado Faissola, e il ministro per la Pubblica amministrazione e l’innovazione, Renato Brunetta. Il progetto si chiama “Reti Amiche”, promosso dal governo nell’ambito del piano di e-governement 2012 per favorire l’erogazione di servizi attraverso canali diversi dagli uffici pubblici.

Dopo poste, tabaccai e notai (l’accordo con le banche era stato preceduto da quello firmato a luglio con Poste Italiane, quello siglato a novembre con l’associazione dei tabaccai e quello concluso a dicembre con il Consiglio Nazionale del Notariato), ora anche la banca mette a disposizione la propria rete costituita da oltre 32.000 sportelli, quasi 42.000 ATM, 28 milioni di carte Bancomat, 1,1 milioni di Pos.

Berlusconi: “Banche? Pronti a nazionalizzarle”

 La crisi economica, vera e propria palla di piombo legata ai piedi delle principali economie mondiali, ha caratteri nuovi rispetto a tutte quelle che l’hanno preceduta. Pesa, più di altre, l’incognita della globalizzazione del mercato, che – gioco forza – non può più essere gestito sulla scortadi quanto fatto in passato. E’ per questo che, se guardiamo alla Politica, ci accorgiamo di come ancora manchi una linea d’intervento forte e credibile che accomuni numerose economie. Così ci troviamo dinanzi a dichiarazioni contrastanti, alla cui logica certo non difetta il nostro Premier, Silvio Berlusconi.

Tassi più bassi e il correntista diventa “nomade”

 I tassi Bce scendono e i conti on line remunerati non danno più gli stessi rendimenti. Le banche on line avevano promesso il 6% e adesso i vostri risparmi rendono a malappena l’1,75%?

Tassi più bassi? Lo è anche l’inflazione”. “Al momento offriamo il 2%, sia ai vecchi che ai nuovi clienti – dice Vincenzo Tedeschi, responsabile Marketing e Prodotti di IWBank – E’ un tasso basso? Dipende: nel periodo in cui l’inflazione era al 4% il nostro tasso era al 3%, adesso è al 2% ma è scesa anche l’inflazione, il nostro cliente guadagna comunque. Senza contare che sono scesi anche i tassi sui fidi, sui prestiti, sui mutui. ll valore aggiunto di una banca come la nostra va oltre il tasso: da noi non ci sono venditori che offrono prodotti della banca anche quando al cliente non convengono.

Bancomat: ridurne i costi per evitare rapine in tabaccheria

 Carta di credito e bancomat sono preziose alleate per chi viaggia e non solo. Piccole, comode e tascabili, ci alleggeriscono dal fastidio di riempire le tasche di banconote e monete.

Usare di più le carte di pagamento vuol dire contribuire alla maggiore efficienza e innovazione del Paese, abbattendo gli alti costi di gestione del contante ed il suo costo sociale legato agli episodi di furto e rapina

ha detto il direttore generale dell’Abi, Giuseppe Zadra.

Difatti in Italia, pagare con le carte è una prassi sempre più diffusa anche perché sono oltre 900.000 i negozi che accettano questi strumenti di pagamento per un totale di 1,3 milioni di Pos installati (+ 4%). l’uso delle carte registra un ammontare complessivo di 104 miliardi di euro e 1,2 miliardi il numero di pagamenti su Pos. In un anno, ogni carta ha effettuato in media 27 pagamenti. Più usato il bancomat: 29 volte; mentre le carte di credito, 23. Lo scontrino medio è stato di 88 euro, la carta di credito è stata usata per transazioni d’importo medio-alto (106 euro), e il bancomat per pagamenti più contenuti (73 euro).