Nella manovra finanziaria triennale varata dall’attuale Governo di centrodestra c’è finito di tutto, anche l’inasprimento del bollo sul deposito titoli. Certo, l’aumento della tassa parte per i patrimoni sopra i 50 mila euro, ma in ogni caso da questo punto di vista i conti di deposito in futuro non potranno non acquisire una maggiore appetibilità. Attualmente, infatti, sul mercato i conti di deposito remunerati, da Rendimax di Banca Ifis a Conto Arancio di Ing Direct, e passando per il Conto Deposito di CheBanca!, sono tutti esenti da imposta di bollo. Anzi, non ci sono da pagare neanche spese di apertura, di gestione e di chiusura, così come i prelievi di denaro dal conto di deposito, verso i conti correnti predefiniti, sono esenti da spese, oneri e/o commissioni.
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Tassi conti deposito: più rendimento e meno tasse
Nell’odierna asta di Bot annuali, il Ministero del Tesoro, nonostante la tempesta abbattutasi su Piazza Affari e sugli stessi titoli di Stato, con lo spread Btp-Bund attorno ai 300 punti base, è riuscito agevolmente a collocare i titoli pagando però pegno in termini di rendimenti. L’odierna asta di Bot annuali s’è infatti chiusa con un rendimento in forte rialzo al 3,67%, il che apre ufficialmente la strada ad un aumento dei rendimenti nelle prossime settimane di tutti i prodotti a liquidità remunerata offerti e proposti dagli istituti di credito. Stiamo parlando, in particolare, dei conti di deposito che attualmente in promozione e non offrono un rendimento annuo lordo che di norma non si spinge oltre il 3,5%.
G20 e Crisi Economica: tasse alle banche, salta il progetto
Preso in mezzo tra numerose quanto contrastanti esigenze, il G20 (meeting tra i principali rappresentanti dei 20 Paesi più avanzati del Mondo) è riuscito a raggiungere un faticoso accordo sulla necessità di “accelerare il processo di consolidamento dei conti” nei Paesi alle prese con problemi di bilancio, anche se le turbolenze che hanno investito i mercati di recente – ultima in ordine di tempo quella di venerdì, innescata dalla notizia di una possibile crisi ungherese – rapprsentano un segnale d’allarme per una ripresa che comunque “procede a un ritmo maggiore rispetto a quanto era stato previsto”, sebbene vi siano evidenti discrepanze tra diverse regioni.
Crisi: Tasse alla Finanza per coprire i costi?
Crisi economica: c’è chi l’ha generata e chi la sta pagando. Inutile dire che i primi ed i secondi sono troppo spesso diversi tra loro: chi l’ha generata, infatti, continua a lavorare secondo lo stesso stile e a fiutare gli affari alla maniera vorace degli squali (basti pensare che gli speculatori stanno ora scommettendo su quale sarà la prossima nazione a rischiare la bancarotta, e c’è anche l’Italia nell’urna dei papabili); chi la sta pagando, invece, sono i piccoli risparmiatori e più in generale i cittadini, cui i governi chiedono – giustamente – sacrifici per riportare la nave dello Stato verso mari meno turbolenti anche se, a conti fatti, questi “pesciolini” non si sono rimpinzati quanto gli squali quando le cose andavano bene.