Chi ha contratto un mutuo a tasso variabile, potrebbe aver avuto, in questo periodo di interessi molto bassi, anche un tasso negativo. Detto così, sembra che non vi siano interessi da pagare, e addirittura che si possa reclamare anche un rimborso. In realtà non è così.
Il tasso negativo
Purtroppo molti rimarranno delusi nel sapere che la banca non vi deve denaro in caso di tasso negativo. Infatti l’interesse è composto dall’indice di riferimento dello spread della banca, a cui va aggiunta una parte del capitale.
Un tasso variabile infatti, calcolato sull’Euribor, è calcolato secondo quello spread più lo spread stabilito sul contratto. Se questo non raggiunge lo 0%, ovvero è negativo, scatta la clausola flooe, ovvero una clausola, su praticamente tutti i contratti di mutuo, che garantisce la banca del dover ripagare il cliente in caso di tasso al di sotto dello 0%.
Una clausola simile, ma stavolta a favore del cliente, è il Cap, che non porta gli interessi troppo in alto, in caso vi sia un’impennata dello spread e quindi un rialzo improvviso dello spread sul mercato interbancario Euribor.
Il caso di Milano
Ci sono dei rari casi in cui non c’è clausola floor sul contratto di mutuo. Qui si è espresso l’Arbitro Bancario Finanziario, un paio di mesi fa. A Milano, un caso in cui il cliente richiedeva gli interessi indietro, è stato analizzato e risolto con la decisione n° 23294 (8 novembre 2018).
in questo caso, la banca, con un tasso negativo, aveva inserito la clausola floor sucessvamente, con un comportamento, secondo il Collegio di Coordinamento, illegittimo.
La banca si è comunque salvata grazie all’articolo 1813 del Codice Civile, che garantisce alla banca dalla possibilità di versare degli interessi durante il rimborso del mutuo, perché, per la stessa natura del finanziamento, il capitale prestato deve essere maggiorato degli interessi (anche 0%), ma non può essere inferiore a quello prestato.