Sono due e due solamente le reazioni possibili dinanzi ad una pagina web dove si legge la notizia che stiamo per darvi: il timore o la fiducia. C’è, è vero, anche la strada dell’indifferenza, ma ci rifiutiamo di pensare che ci stiamo riferendo a persone così poco consapevoli ed interessate rispetto alla realtà che le circonda. Il timore può scaturire dalla presa d’atto che “Ahi, ecco un altro caso di truffa realizzata mediante carte di credito”; la fiducia, invece, emerge dal fatto che se si viene a sapere che una truffa è stata scoperta, forse l’accento nella lettura della notizia deve andare su “scoperta”, quindi sull’ottimo lavoro investigativo, piuttosto che su “truffa”. O no?
Restano, come sempre, i fatti. Ed il fatto, in questa specifica occasione, è che i carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma hanno arrestato sei cittadini romeni, tre ragazze di età compresa tra i 24 e i 28 anni e tre ragazzi tra i 24 e 26, che dovranno rispondere di clonazione e utilizzo fraudolento di carte di credito in concorso. La ragione dell’arresto è presto spiegata: i sei alloggiavano presso un albergo della Capitale, e di lì partivano ogni giorno destinazione centro città per fare shopping nei negozi più esclusivi utilizzando carte con codici precedentemente carpiti a ignari cittadini e turisti.
Fingendosi facoltosi turisti spagnoli per non destare sospetti, i sei sembravano inarrestabili fino a quando qualcuno non ha cominciato ad accorgersi di questi individui così abitudinari ed ha allertato i carabinieri del Nucleo Radiomobile, che li hanno seguiti in abiti civili durante uno dei loro ultimi “colpi” (all’interno di una nota profumeria) e, nel momento in cui hanno tentato di saldare il conto in maniera fraudolenta, li hanno bloccati e arrestati. Presso la stanza d’albergo utilizzata come base sono stati rinvenuti carte di credito di illecita provenienza, un pc portatile, un’agenda riportante varie sequenze numeriche, verosimilmente codici, numerosi capi d’abbigliamento griffati di illecita provenienza, e 1300 euro in contanti. I sei non potranno certo utilizzarli a Rebibbia e Regina Coeli, loro nuovi “alberghi”…