Crisi? Certo, ormai è sempre più evidente: contrazione dei consumi ed aumento della disoccupazione, o del ricorso alla cassa integrazione, sono lì a dimostrarlo. Risposte? Molte, ma in molti casi solo abbozzate: le divisioni sono più sfumate rispetto a quanto fossero quelle di una volta, dacché esiste la consapevolezza di un’emergenza; ma persistono, e rallentano le prese di posizione. Speranze? Tante, eppure timide. Da qualche giorno, però, in Italia c’è una speranza in più: quella che ha il volto mite, l’abito semplice eppure elegante ed il sorriso rassicurante dell’economista bengalese Mahammad Yunus, premio Nobel per la Pace a conferma della bontà del suo sistema di microcredito.
Yunus è arrivato in Italia dopo aver già “visitato” due grandi realtà economiche europee in crisi come Germania e Francia: là hanno già creduto nel suo progetto di “social business” grandi gruppi industriali come Danone e Basf, mentre nel nostro Paese gli interlocutori principali sono state le banche. Già, perché non è una novità il progetto (in gestazione da mesi) di sbarco di Grameen Bank in Italia; la novità, semmai, è l’accelerazione impressa alle trattative dalla situazione dell’economia mondiale. Dove c’è un povero ambizioso, lì può esistere Grameen. Ebbene, ora come ora di poveri ce ne sono sempre di più; la scommessa di Yunus è che esistano, tra noi, anche molti ambiziosi.
E’ per questo che l’economista bengalese ha incontrato i manager dei due principali gruppi bancari italiani: con Alessandro Profumo, sono state definite le tappe per la creazione della partnership Grameen-UniCredit: GBI sarà con tutta probabilità una spa con intermediario finanziario e regolare licenza della Banca d’Italia, e se tutto funzionerà al meglio Yunus si appoggerà alla rete UniCredit per raggiungere i mercati dell’Est europeo; Con Corrado Passera, ad di Intesa-SanPaolo, si è parlato soprattutto dei progetti in Africa del gruppo. “La crisi è la nostra grande occasione – ripete Yunus – non lasciamocela scappare”